spot linee narrative

8 generi davvero efficaci (e ½) per il tuo Brand Video Storytelling

La narrazione pubblicitaria fa storytelling?

Eccome, e sembra stiano costruendo grammatica e generi riconoscibili.

Ecco 8 esempi (e mezzo) di video storytelling che ha “spaccato” nell’ultimo trentennio.

Premessa al volo: perché e per come

Di spot pubblicitari ne troviamo ovunque: nascosti nella scrollata del tuo smartphone, nel bel mezzo della finale di Super Bowl, dopo il play di Youtube. Mentre tu non attendi altro che skippare appena finisce il countdown.

Ma se sei qui saprai che, nell’onda di messaggi che vediamo ogni giorno, alcuni video brandizzati riescono lo stesso a catturare la tua attenzione; certe volte hai come la sensazione che quello che stai vedendo meriti fiducia.

E così sono nate agenzie di comunicazione specializzate, premi come l’eccellente Clio Awards, il Primetime Emmy Awards, o il Leone d’oro dedicato alla migliore creatività pubblicitaria. In un panorama tanto competitivo, il mondo pubblicitario si è sporcato da tempo le mani con gli strumenti narrativi – letterario, cinematografico e non solo – per mettersi in connessione emotiva con il suo pubblico. Non ha potuto fare altro che creare un suo modo di fare storytelling. Eppure nessuno sembra essersi davvero interessato a scoprire quali soluzioni narrative si sia inventata in questi ultimi anni.

Così, in un mondo digitale in continuo cambiamento, mentre molti si affannano a riempire pagine sulle tecniche SEO e SEM per costruire labirinti inespugnabili diretti alla vendita, qui l’argomento è differente.

Ecco i tratti comuni nei video corporate storytelling che più degli altri si sono guadagnati premi e riconoscimenti per la qualità della loro comunicazione. così da capire insieme il perché e allenare la mente a quella cassetta degli attrezzi che sono i loro schemi narrativi.


1.  Personificazione

(Epuron – Apple – Ikea)

E’ una delle figure retoriche più utilizzate dall’alba dei tempi; dalla pittura alla mitologia, dalla religione all’educazione infantile.

La personificazione si riferisce all’attribuzione di sembianze e peculiarità umane a qualcosa che non lo è, come le forze della natura, le divinità o gli oggetti.

Epuron – Power of the Wind

Con un’estetica molto vicina alla new wave francese, si fonde tra reminiscenze di film come Fino all’ultimo respiro di Jean-Luc Godard o di Il posto delle Fragole di Ingmar Bergman. I binari narrativi di questo spot attraversano la storia un uomo massiccio e intimidatorio con un’esistenza assolutamente fraintesa. La sua vita è un video struggente che diventerebbe melenso se il nostro protagonista rappresentasse davvero ciò che si vede, cioè un uomo radicalmente dissociato, completamente invisibile agli altri, per quanto particolare sia. Ma scopriremo che non rappresenta affatto quello che sembra.

Realizzato dalla divisione eolica della compagnia tedesca Epuron e con il supporto creativo del collettivo The Vikings, il gigante gentile vestito di nero diventa vulnerabile come un umano e ci viene aperta la possibilità di comprenderlo e empatizzare con lui. Non aveva bisogno di altro, l’uomo del vento: qualcuno in grado di ascoltare la sua natura, accorgersi della sua presenza per accogliere la forza della sua energia.

“Power of Wind” ha vinto un Leone d’Oro a Cannes nel 2008.

Apple – 1984

Diretto da Ridley Scott (fresco fresco dall’ormai classico della fantascienza “Blade Runner”) e progettato dall’agenzia pubblicitaria Chiat/Day per presentare il Macintosh di Apple Computer durante la finale del Super Bowl del 1984, questo video ha molti motivi per essere ricordato. Da questa sua singola messa in onda, alla regia epica e alla decisione spericolata di non mostrare il prodotto – tutte cose nuove per l’epoca.

Eppure il valore emotivo legato al personal computer è chiaro ed è arrivato fino a noi: Apple ha identificato il Macintosh come uno strumento per combattere la conformità e salvare l’individualità, una visione del potenziale del personal computer che, malgrado tutto, non ha più abbandonato.

P.s. difficile da notare in questa riproduzione di YouTube ma presente, c’è il logo del primo Macintosh disegnato sulla canotta bianca dell’attrice Anya Major. Un modo in più per ribadire la sua personificazione con il prodotto targato Apple.

Netflix – Spelacchio is Back!

“Lo avevano dato per morto. È tornato. E ha fame di applausi”.

Così Netflix ha lanciato sul suo profilo Facebook lo spot “Spelacchio is back“, Un video ironico, in pieno stile Netflix. Un minuto e 50 in cui compaiono le sue serie più famose, e in cui a parlare è proprio l’albero. Dopo il flop dell’anno scorso, il Comune di Roma ha stretto un accordo con la famosa piattaforma. L’albero è stato acceso in Piazza Venezia l’8 dicembre e il costo di 376mila euro è stato interamente a carico della famosa piattaforma di streaming.

IKEA – Lamp

Nel 2002, Ikea (Canada) ha chiamato un ancora giovane Spike Jonze per dirigere uno spot che raccontava la triste storia di una lampada da tavolo dal suo “personale” punto di vista. Ma i valori cambiano e così le priorità e le strategie di un’azienda come Ikea che, nel tempo, ha avuto sempre più riguardo verso il proprio impatto sul pianeta. Così, dopo 16 anni, il gigante dei mobili assemblabili, ha deciso che la storia aveva bisogno di un aggiornamento mantenendo lo stesso tono nostalgico dell’originale ma riportando la vecchia e cara lampada al riparo, dentro casa.

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2.  Metanarrazione

(Old Spice – Tide – Google)

Il gusto sfrenato per l’intreccio complesso, differenti livelli di senso, citazioni ironiche, mondi paralleli e contaminazioni di genere. Quello che, non solo in letteratura, prende il nome di post-modernismo e che nel cinema assume i volti, tra gli altri, di Lars Von Trier, Charlie Kaufman e Quentin Tarantino, anche lo storytelling nel mondo dell’advertising si è reso man mano conto del suo stesso artificio. Così, passo dopo passo, decide di specchiarsi per tirare le somme della sua crescita, di diventare celebrale e autoreferenziale non per gusto della complessità, ma per stare al passo di un pubblico che ha maturato ormai gusto e memoria storica anche nel suo campo.

Un gioco combinatorio che spesso guadagna fiducia proprio grazie alla messa a nudo di quello che c’è dietro, ossia la pubblicità.

Old Spice – The Man Your Man Could Smell Like

Così nasce Old Spice, una delle più riuscite operazioni di svecchiamento di un brand. Nell’annuncio di 30 secondi, trasmesso su YouTube pochi giorni prima del Super Bowl del 2010, procede per colpi di scena visivi che se ne infischiano della sospensione dell’incredulità, smarrendosi tra vecchi cliché pubblicitari mentre le scenografie mutano sotto i nostri occhi. Tra tv e web ha raccolto il 75% di tutte le conversazioni avvenute nella categoria e le vendite dell’azienda sono più che raddoppiate vedendo aumentare il traffico sul sito web del 300%. Non c’è così da stupirsi se l’annuncio è stato vincitore del Grand Prix del Cinema di Cannes nel 2010 e del Primetime Emmy Award come miglior spot commerciale dell’anno.

Tide – Tide Ad

Ma come spesso accade nell’universo meta-narrativo, quando gli dai la mano, lui si prende anche il braccio.

Così il gioco combinatorio continua sotto forma di citazione nel lavoro dell’agenzia Saatchi N.Y. che ha eseguito in modo impeccabile per il Super Bowl del 2018. Perfettamente scelto da Stranger Things, ecco a te David Harbor in questo video ironico (o, per meglio dire, ironico2.0).

Min. 0:59

Google – Home Alone Again with the Google Assistant

Oh no! Qualcuno ha lasciato Kevin a casa da solo, un’altra volta!

Ma un attimo, forse non è così grave, dato che l’attore Macaulay Culkin ha 38 anni.

“Home Alone Again With Google Voice”, creato con l’agenzia Arts and Letters Creative Co. di Richmond in previsione del periodo natalizio, si è assicurato l’attenzione dei fan di questo vecchio classico, grazie ai suoi richiami amorevoli e dettagliatissimi al film e al suo sequel, completamente integrati con i dispositivi Google Assistant.

Honda – Honda CR-V

Il caso di Google Assistant, neanche farlo apposta, ricorda quest’altro annuncio messo in onda durante il Super Bowl del 2012. Matthew Broderick rivisita le sue buffonate di Ferris Bueller, anche se Broderick interpretava se stesso come attore di mezza età, mentre Culkin è ancora all’interno del suo amatissimo personaggio.


3.  Esperimento sociale

(Dove – Stop the traffic – Love Has No Label)

Buona parte dello Storytelling pubblicitario è indubbiamente legato alla realtà e al mondo della non-fiction.

Una direzione narrativa esplorata in lungo e in largo in tutti i campi narrativi e divulgativi. Partendo dalle biografie, passando per i documentari e i reportage, fino a identificarsi con forme non convenzionali di promozione a basso costo come con il Guerrilla Marketing. Quando la realtà incontra il video corporate Storytelling il risultato è variopinto: da un registro molto vicino a quello della candid camera – succede spesso quando i budget sono ristretti, ma non solo – fino alla cura minuziosa dei dettagli in chiave cinematografica. Ma tutto viaggia sotto un unico fil rouge: pedinare gente di passaggio in attesa di vederla inciampare nel copione scritto per cogliere la loro reazione emotiva.

Dove – Real Beauty

Sullo sfondo di un’industria ossessionata dal concetto di perfezione, nel 2013 Dove scopre che soltanto il 4% delle donne si considera bella.
Così, nell’aprile dello stesso anno, inizia una campagna di video storytelling sotto forma d’esperimento sociale: lo scopo è quello di aiutare le donne a capire d’essere più belle di quanto spesso credano.

Nasce così Dove Real Beauty Sketches, uno dei esempi di video storytelling più blasonati degli ultimi decenni con quasi 180 milioni di visualizzazioni (50 milioni nella settimana del lancio).

Finzione o realtà? Poco importa.

Magari le donne coinvolte saranno state attrici professioniste – come spesso accede – o magari il ritrattista non si è lanciato davvero nel ritratto dei soggetti senza averli visti prima. Comunque sia, a pochi secondi dall’inizio, la sensazione emotiva provata dallo spettatore è probabilmente già in lavorazione e il valore di marca di Dove viene percepito come autentico. Come se le milioni di persone che l’hanno poi condiviso fossero state solo in attesa del modo giusto per dirlo, riconoscendosi in quella sensazione emotiva.

Always – Like a Girl

“Like a Girl” è stato un messaggio pubblicitari carico di ottimismo e sicurezza. Un contribuito che ha aiutato a innescare un maggiore dibattito su come le donne vengano rappresentate nella pubblicità, un contenuto coerente con il marchio e fuori dai canoni degli spot da Super Bowl dove è stato trasmesso nel 2015.

Stop the traffic – Red Light District

Gli esempi di Dove e Always non sono certamente gli unici. Proprio per i risultati difficilmente raggiunti da questo tipo di spot crossmediale, questa linea narrativa è stata spesso brillantemente utilizzata da campagne di sensibilizzazione e aziende no profit. Come è successo per quella nata ad Amsterdam nel quartiere a luci rosse. Un flash-mob spettacolare che tramuta in narrazione piena di senso proprio sul finale, quando il display nascosto sopra le finestre lascia i passanti senza parole.

Love Has No Label – Diversity & Inclusion

Mentre molti di noi si considerano del tutto open mind, spesso involontariamente emettiamo giudizi affrettati basandoci su ciò che vediamo – che si tratti di razza, età, sesso, religione, sessualità o disabilità. Questa campagna ci sfida ad aprire gli occhi al nostro pregiudizio per impegnarci ancora di più a tenerlo a bada, spingendoci alla condivisione con i nostri amici, le nostre famiglie e i nostri colleghi.


4.  Magia domestica

(Ikea – Edeka – Volkswagen)

Colori pastello e un montaggio classico, giocano sulla complicità famigliare nelle più svariate forme ma unite da una sensazione di meraviglia per la quotidianità. Storie dove non esiste conflitto se non nella differenza di saperi – sempre a fin di bene – che scaturisce dalla complicità famigliare.

Ikea – Wonderful Everyday

Per una società che vende mobili assemblabili, bisogna ammettere, si è guadagnata una certa influenza a livello globale e, nonostante questo, ha saputo legare intorno a sé un valore condiviso da qualunque agenzia lontana o vicina nel mondo per valorizzare l’intelligente design dei suo prodotti alla portata di tutti (o quasi).

Quello che è appena successo era, tutto sommato, prevedibile. Ikea ha lanciato due campagne video in due paesi differenti ma con due situazioni e protagonisti simili: due precoci maghi che, di fronte alla loro famiglia raccolta al tavolo da pranzo, mettono in mostro le loro nuove capacità nel tentativo d’impressionarli.

Il primo (qui sopra) creata da un’agenzia Svedese, ci racconta di una ragazza con un cappello a cilindro e un mantello pronta a dimostrare le proprie prodezze. All’inizio, tutti sono di supporto facendo finta di non vedere alcuni dei trucchi più ovvi.
Fino a che le cose non diventano “drammatiche”.

In quest’ultimo, invece, di origine canadese, l’agenzia Rethink (la stessa agenzia autrice del sequel della lampada Ikea abbandonata in strada, The Lamp 2) gioca su un plot decisamente simile, ma con un finale più spensierato.

Per quanto non sia atipico che agenzie di diversi paesi mettano sul piatto creatività simili coordinate da un’unica campagna globale, ma in questo caso sembra proprio essere una coincidenza. Infatti il concept del video nasce da due brief differenti, come sostenuto da Lauren McDonald, CMO di Ikea Canada, in un intervista per Adweek. Pura coincidenza, allora. Ma questo perché il focus del visual storytelling di Ikea è così chiaro che produce ormai un immaginario dettagliato e riconoscibile, senza bisogno di altri fili dall’alto: non c’è luogo che merita di più di essere valorizzato della propria casa, perché lì è dove trascorriamo gran parte della nostra vita, un posto autentico dove vivere le emozioni più vere, tra le piccole magie di ogni giorno (detta così fa un po’ Mulino Bianco, ma ci siamo capiti).

Volkswagen – The Force 

Nel 2010, quando l’agenzia Deutsch si aggiudicò questa campagna televisiva di Volkswagen, i dipendenti degli uffici di Los Angeles misero delle foto divertenti sopra la loro fotocopiatrice a quattro colori, una delle quali era una ragazzina con la maschera di Darth Vader all’interno di un Burger King.

La foto ha finito per inspirare il team creativo. Un modo arguto per pubblicizzare l’accensione a distanza della Passat con una combinazione perfetta: la popolarità duratura di Star Wars, la nostalgia dell’infanzia, i momenti toccanti tra padre e figlio, un arco narrativo completo, dal conflitto alla risoluzione, e un sacco di umorismo grazie a un bambino di 6 anni vestito da uno dei cattivi più famigerati della storia del cinema.

Edeka – #heimkommen

Tornando agli annunci da periodo natalizio, nel 2015 Edeka insieme all’agenzia Jung Von Matt, ha eclissato la concorrenza. Il commovente video storytelling del supermercato tedesco sui tentativi del nonno di riunire la sua famiglia per Natale ha commosso e fatto il giro del mondo: d’altronde quale altro periodo dell’anno è migliore per far nascere la magia nella casa di ognuno di noi?


5.  Il tempo

(NZ Transport Agency – Save the Children – John Lewis)

In una poesia della Szymborska sul piacere derivata dallo scrivere, la Nobel polacca parla della gioia di poter modellare il tempo nel suo lavoro, il potere che ha di perpetuare gli istanti e così le emozioni che porta con sé.

“Un batter d’occhio durerà finché lo dico io,
si lascerà dividere in piccole eternità
piene di pallottole fermate in volo.
Non una cosa avverrà se non voglio.”

Anche Julian Barnes in apertura del suo Il senso di una fine (vincitore del Man Booker Price nel 2011) si concentra sul tema, estendendo però il concetto alla vita di tutti i giorni:

“Esiste una cosa nel mondo più ragionevole di una lancetta dei secondi? Ma a insegnarci la malleabilità del tempo basta un piccolissimo dolore, il minimo piacere. Certe emozioni lo accelerano, altre lo rallentano; ogni tanto sembra sparire fino a che in effetti sparisce sul serio e non si presenta mai più.”

Ministero dei trasporti Nuova Zelanda – Sicurezza Stradale

In un incrocio immerso nel verde una macchina procede oltre lo stop mentre una seconda sta giungendo dall’altra direzione. L’impatto è imminente ma il tempo si ferma. Una campagna no profit neozelandese sulla sicurezza alla guida (insieme all’agenzia Clemenger/BBDO) in cui l’impasse concede un ultimo confronto ai due protagonisti. Capiscono che è troppo tardi, l’unica possibilità che avevano è andata e così devono risalire sulle loro auto e affrontare il loro destino.

Save the Children – A Second a Day

Immagina un film che includa tutti i giorni del resto della tua vita. Lascia che 1 secondo ogni giorno ti aiuti a ricordare il tuo viaggio e a crearne la storia

Così recita il claim di una delle tante app che sono nate in seguito a un trend di qualche anno fa: effettuare delle micro riprese di se stessi ogni giorno per poi osservarne, una volta assemblate, l’evoluzione totale. Ripercorrere un’intera vita oppure evidenziare gli effetti di un cambiamento, una dieta o la tortuosità di una malattia. Save the Children decide di spiazzare il suo pubblico utilizzando proprio questo strumento per sensibilizzarlo.

John Lewis – Elton John

Lo spot della società di vendita al dettaglio John Lewis & Partner, creato dall’agenzia Adam & Eve/DDB, creato per il periodo natalizio 2018 pubblica questa mini-biografia capolavoro che ripercorre la carriera del cantautore verso la gloria. Dopo una grande serie di campagne natalizie sul filone della personificazione (#BusterTheBoxer, #MontyThePenguin), John Lewis & Partner decide di basarsi sulla malleabilità del tempo racchiudendo in poco più di 2 minuti la carriera di Elton John.

Fiat – Fiat 500X. Il domani ti aspetta. Oggi.

Rallentare il tempo, comprimerlo, ripercorrerlo a ritroso. Perché non viaggiarci liberamente dentro? Questa l’esperienza offerta a bordo della nuova 500X a una giovane coppia degli anni ’60 arriva ai giorni nostri grazie alla creatività di Leo Burnett e ai meccanismi di Ritorno al futuro.


6.  L’Evento

(Redbull – SXSW)

Perché non raccontare i propri valori di marca con un evento reale e di richiamo, rendendolo crossmediale via web? Sport estremo, raduno o rievocazione storica, quando poi raggiunge dimensioni bibliche cade nel publicity stunt, letteralmente, una prodezza pubblicitaria.

Redbull – Glugtag

Pensa che nell’anno 2016, la casa austriaca ha venduto più di 6 billioni di unità del suo prodotto ma con una particolarità: quest’ultimo non è per nulla menzionato nell’home page del suo sito. Così, nell’improbabile caso che tu capitassi proprio su redbull.com senza conoscerli, probabilmente non immagineresti affatto che è una società dedita alla vendita di bibite in lattina.

Se però hai visto motociclisti fare l’angelo sospesi sopra le loro motociclette oppure hai seguito su YouTube la GoPro di un uomo in caduta da un elicottero indossando una tuta alare, probabilmente già conosci il brand molto meglio del tuo inquilino del piano di sotto.
Eco adrenalinico, una certa spensieratezza e un tocco di sfacciataggine.

Fin dalla sua nascita il suo fondatore, Mateschitz, ha immaginato Red Bull più come uno stile di vita, una sorta di credo o religione a cui far percepire la necessità di un prodotto funzionale come la sua bibita in lattina.
Red Bull prodotto e Red Bull come modo di vivere seguono linee parallele.
La bibita energizzante è il mezzo di supporto per quell’ideale di vita fin da quando, a sei anni dalla sua nascita, nel 1990, Redbull ha lanciato per la prima volta un suo evento, il Red Bull Glugtag (termine tedesco che può essere tradotto con “il giorno del volo”). Una particolare competizione i cui partecipanti devono costruire la propria struttura volante per lanciarsi da una piattaforma sospesa sull’acqua. Veivoli alimentati soltanto dalla spinta muscolare e dall’immaginazione.

Niente male per una compagnia che ha come promessa di marca quella di mettere le ali.
Uno slogan che ha procurato all’azienda una class action per pubblicità ingannevole del valore di 13 milioni di dollari. Poco importa ora che, volenti o nolenti, il suo stile è ormai impressi nella mente di buona parte degli americani. E in forme molto più tangibili che una frase a impatto.

SXSW – Westworld

Così anche Giant Spoon, un’agenzia creativa che ha costantemente portato avanti lavori su larga scala sin dalla sua fondazione cinque anni fa, concentrandosi sulla realizzazione di grandiosi eventi mirati che prendono il nome di publicity stunt (come per l’impresa da Guinness World Record di Felix Baumgartner per Redbull).

In occasione del SXSW, uno dei più grandi Festival cinematografici e musicali degli Stati Uniti, per il cliente HBO, infatti, ha creato una replica meticolosa di Sweetwater, la città all’interno della serie di successo Westworld, su un terreno di due acri fuori Austin, in Texas.
Westworld è diventato il programma televisivo più discusso durante SXSW grazie all’attivazione, che ha raccolto 1,9 miliardi di impressioni sui social, e Giant Spoon è andato a vincere un Leone d’oro nella categoria Outdoor a Cannes.


7. Tormentone

(Budweiser – Adidas)

Un diamante è per sempre, No Martini No party e Just do it. Quello che solitamente si associa alle hit estive della musica pop che proprio non vogliono uscire dalla testa, per tutti questi motivi spesso vengono utilizzate a fini commerciali. E quando raggiungono l’obiettivo ulteriore di raccontare il marchio, finiscono per essere incoronate a pietre miliari della pubblicità.

Budweiser – Whassup!

Entrare in empatia con uno spezzato di amici cazzari non è mai stato tanto Bud.

Ma il suo successo non è stato portato solo dalla forza del simpatico Whatupp?. Intercetta anche un’esigenza liberatoria, la voglia di staccare la spina. Un’empatia naturale che permette al nonsense contagioso di arrivare al successo che ha ottenuto. Anche un’epica, questa, che non ha bisogno di spiegazioni se non quella di portare verità all’interno del mondo Budweiser, del True, come lo slogan in chiusura di video.

Tratto anche lo slogan dal cortometraggio d’autore da cui Budweiser ha   tratto attori e creatività, veniamo accompagnati, baldanzosi come “quella volta al pub”, per poi trovarci come a casa.

Dagli schermi del Super Bowl al giovane YouTube, dal Gran Prix del Festival di Cannes a una delle scene più riuscite nella parodia di Scary Movie oltre che a venir riproposta da successi come I Simpson, Friends e How I meet your mother. Ecco il primo originale verso Whassup targato Bud.

Budweiser – Whassup Girlfriend! / Couch

Ma Budweiser non si è fermata qui realizzando una serie di spin off.
E se ancora pensate che il tormentone ha il difetto di annoiare se tirato alla lunga, sappiate che sta per tornare, in collaborazione con Burger King, con una nuova campagna Whassup? dopo più di 10 anni dall’originale.

Tutti in attesa, quindi.
E mi raccomando, quando rispondete al telefono non fate come me, si dice: “Whassup!” (e non “Whatsapp!”)

Adidas – Impossible is Nothing

Il “tormentone” può essere anche il titolo di una buona campagna, se legato dallo stesso fil rouge. Questa, ideata da azienda creativa di Amsterdam, la 180 in collaborazione con TBWA\Chiat\Day, racconta storie ispirazionali; da Lionel Messi a Muhammad Alì fino alla ginnasta italiana Nadia Comaneci. Storie di chi si è spinto oltre i confini stabilendo nuovi traguardi per raggiungere la grandezza. La campagna “Impossible is Nothing” di Adidas è stata incoronata il miglior momento di marketing degli ultimi 120 anni presso l’Advertising Club di New York.


8. La Svolta

(Apple – Snickers)

Nella struttura narrativa (e nel viaggio dell’eroe, in particolare), soprattutto in quella cinematografica, viene definito come primo punto di svolta. Rappresenta quell’evento che porta avanti la storia in modo decisivo, traghettando il nostro protagonista dal mondo ordinario a quello straordinario, vero cuore pulsante della narrazione. Molte volte c’è bisogno di passare da uno specchio magico, o inseguire un coniglio bianco. In altri casi, soprattutto nel video corporate storytelling, basta utilizzare un oggetto o, meglio, il prodotto, per entrare in un’altra dimensione.

 

Apple HomePod – Welcome home

 Durante i 4 minuti dello spot diretto dell’onnipresente Spike Jonze, l’HomePod di Apple viene inquadrato soltanto due volte. Apple consente alla musica emessa del suo prodotto di compiere la svolta accompagnando la cantautrice e ballerina FKA Twigs oltre le pareti opprimenti del suo appartamento verso un mondo in cui evadere. Premiato con il premio dell’AICP (Association of Independent Commercial Producers) come migliore spot dell’anno 2018.

Snickers – You are not you when you are hungry

Come abbiamo visto per Ikea, creare strategie di campagne globali non è da tutti. Ma quando si resiste trovando la chiave narrativa giusta per parlare al globale adattandosi al locale, si può finire per essere celebrati. Così è successo a Snickers negli ultimi sei anni e mezzo, portandosi a casa dai Leoni di Cannes fino agli Emmy. Un format in serie che racconta più e più volte la stessa storia, una svolta verso un nuovo equilibrio in direzione contraria rispetto a prima: dal mondo straordinario della “mutazione” per via della fame a quello ordinario dopo aver mangiato Snickers.

Chevrolet – Happy Graduation

Come detto, una volta oltrepassato il punto di svolta è difficilissimo tornare indietro. Anche se tutto ciò avviene gettando una semplice occhiata al prodotto. Chevrolet riesce ad esprimerlo in maniera molto sottile e divertente.

Fiat – 500 Abarth

Un altro spot di automobili in cui il semplice sguardo al prodotto apre il mondo straordinario. Fiat 500 Abarth interpreta questa linea narrativa in versione sexy così come le curve della sua carrozzeria aspirano a comunicare.

 

½. Reputazione

(Ferrero)

Quello che più desideriamo è fidarci della marca. Così come nel nostro vissuto, se noi ci fidiamo davvero di qualcuno, non abbiamo bisogno di controllare tutte le scelte che fa, anche se ci potrebbero riguardare da vicino.

Così questo è uno dei pochi casi di video storytelling risultati efficaci in cui però non compaiono strutture narrative di rilievo, così che dovrebbe giustificare il ½ punto in questa lista. Questa tipologia di spot si basa infatti sull’apporto della reputazione, anche emotiva, che l’accompagna.

Così, quando i più erano indaffarati nel sostituire l’olio di palma dai propri ingredienti per poi dichiararlo con fierezza sull’etichetta, loro rispondevano che invece l’olio di palma non l’avrebbero eliminato perché avrebbero continuano ad attuare la loro scrupolosa selezione delle materie prime, compreso l’olio di palma. Così una fondamentale differenza e stava nell’etica e nella reputazione storica del suo operato.

Se per i primi alle volte la operazione si è rivelata un’arma a doppio taglio dichiarando implicitamente la responsabilità dell’azienda nell’averlo somministrato fino a poco tempo prima, la Ferrero ha risposto con una campagna mediatica certificando l’attenzione dal punto di vista salutistico e ambientale per garantire i valori da sempre perseguiti dall’azienda di Alba.

Un valore che Ferrero ha ripreso anche nell’ultima recente campagna pubblicitaria 2018, ma questa volta sull’ingrediente principale, ovvero il cioccolato.

Questi i principali, sicuramente senza essere esauriente. Così, se ti va di estendere questa lista o semplicemente lasciare un commento, scrivi qui sotto.

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